Analisi e riflessioni dopo H.Verona-Sampdoria 1-3

Da oltre due mesi non si vince. Da oltre due mesi solito Verona, problemi annessi. Ieri al Bentegodi è arrivata la 3^ sconfitta di fila in campionato e la classifica piange. Ora il distacco con la terzultima è di soli 3 punti.

A parte le giuste rilevazioni (8 giocatori ai box tra infortuni e squalifiche), le carenze sono sempre le stesse. Amnesie difensive, un gioco che latita e un’identità che manca. Forse contro la Samp, almeno ad intermittenza si è rivisto il carattere.

Il primo tempo dei gialloblù è iniziato col piglio giusto ma a lungo andare, ha avuto la meglio la squadra blucerchiata. Quell’ingenuità di Rafa Marquez su Eder è costata carissima: l'espulsione del messicano ed il rigore che ha fruttato ai doriani lo 0-1. Un elemento di quel calibro come El Gran Capitan, non può permettersi un errore così clamoroso. Eppure… Evidentemente l’assenza di serenità gioca dei brutti scherzi anche a coloro che hanno più esperienza e che dovrebbero essere dei leader. Dicevamo del carattere. Sotto di un gol ed inferiorità numerica il Verona ha stretto i denti, si è ricompattato e sostenuto dal suo pubblico ha mostrato gli attributi. Il pareggio di Toni è l’esatta equazione del grande sforzo compiuto.

Poi ecco la ripresa. Sembra che l’Hellas sia entrato in campo con un grande punto interrogativo sulla testa e la domanda: «Che si fa? Si attacca oppure no?». Ha prevalso la preoccupazione di essere in 10 contro 11 e nella mancanza di grinta, avrà regnato anche la stanchezza. Ad ogni modo di fronte a questa incertezza, è la Sampdoria a farsi avanti e a riprendere in mano le operazioni. Senza far tanti complimenti, gli uomini di Mihajlovic hanno iniziato a pungere incontrastati ed il gol dell’1-2 di Okaka è arrivato quasi naturalmente. Una mazzata per gli scaligeri che poco dopo ne hanno subito un’altra con il tris di Gabbiadini. Nell’ultimo quarto d’ora i gialloblù rialzano la testa. Non ci stanno più a subire passivamente e questo è senz’altro un bene. Purtroppo però è troppo tardi ed il risultato è ormai compromesso.

A fine gara silenzio stampa dei giocatori. Parlano solo Mandorlini e Sogliano. Il mister è convinto che la squadra avrà una reazione, il ds predica unità ed è certo che quei fischi che son piovuti dagli spalti si trasformeranno in applausi. Lo si spera moltissimo. Intanto però, si teme che il persistere di questa situazione, unitamente alla bassa classifica, porti esasperazione e la disgregazione di coesione tra il gruppo, l’allenatore e la società. Le prossime gare di Udine ed il derby (nonché scontro diretto per la salvezza) con il Chievo saranno determinanti per il cammino ed il futuro del Verona.

Andrea Faedda
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