L’analisi dopo H.Verona-Milan 1-3

Partiamo giustamente dalla sfiga e diciamola tutta. Fino al 21’ del primo tempo il Milan avrà avuto anche un leggero predominio nell’iniziativa, ma quanti veri pericoli avrebbe creato? Nessuno!

Poi, ecco arrivare il fatidico minuto numero 21. La sciagurata autorete di Marques, degna del miglior Comunardo Niccolai, ha spianato la strada ai rossoneri per violare il Bentegodi.

A rendere più ardua la risalita però, ci ha pensato lo stesso Verona. I gialloblù se prima stavano già mostrando scarsa lucidità, poco dopo hanno fatto la frittata. Un’incredibile amnesia difensiva ha permesso a Honda di presentarsi davanti a Rafael e siglare lo 0-2. Dov’erano Agostini e Jankovic?

Il Mastino, ferito dal doppio colpo subito, ha digrignato i denti al Diavolo, tirando fuori il solito orgoglio, ma le occasioni create non son bastate ad accorciare subito le distanze. Ogni pericolo è stato neutralizzato da un grandissimo Abbiati in versione Superman. Il portiere rossonero ha veramente compiuto degli autentici miracoli.

La ripresa ha visto l’Hellas partire a testa bassa, ma una nuova défaillance del pacchetto arretrato, ha permesso agli ospiti di triplicare. Se prima era stato El Shaarawy a lanciare Honda verso Rafael, ora dalle retrovie ci ha pensato Rami. Il giapponese per la seconda volta senza gli “angeli custodi” (Marques e Agostini, dove siete?) va a tu per tu col portiere brasiliano e lo fa secco con un rasoterra preciso-preciso.

Raddrizzare la gara è stato impossibile, ma il Verona non si è dato per vinto e ha continuato a giocare. Il carattere degli scaligeri è stato esemplare. Troppo poco però per cavarci un ragno dal buco. È mancata la precisione e l’imprevedibilità. I tentativi di Tachtsidis, Gomez e Toni sono andati a vuoto e solo l’inserimento di Nico Lopez ha permesso ai gialloblù d’incidere. Il gol della bandiera è arrivato all’86’ proprio grazie al Conejo. Ma oramai era troppo tardi.

A fine match i tifosi veronesi si son fatti tante domande e dai loro discorsi, si son fatti strada alcuni mormorii di scontento. Dal perché di queste disattenzioni difensive, al come mai Nico Lopez che è apparso in gran forma non sia entrato prima, se non addirittura dall’inizio. E l’oggetto misterioso Saviola, perché ammuffisce in panchina? Inoltre, se questo è un 4-3-3, a molti è sembrato più un inconcludente 4-5-1…

Signori, che dire? I problemi ci sono ma fidiamoci di Mandorlini. È il mister che tasta ogni giorno il polso della situazione. Ricordiamoci che ci ha deluso pochissime volte, per cui piano con le critiche. Almeno ora. E poi, l’ha detto lui stesso: «Bisogna lavorare ancora molto!».

Andrea Faedda
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