Oggi andiamo virtualmente in sardegna, dove Andrea Faedda ci racconta la sua passione per i colori gialloblù.


-Dove sei nato,e attualmente dove vivi?

Sono nato a Quartu Sant'Elena, in provincia di Cagliari, il 7 agosto 1977 e attualmente vivo a Cagliari.

-Da quanto tempo tifi il Verona e cosa ti ha avvicinato al Verona?

Tifo l'Hellas da quando avevo 10 anni. Era la stagione 1987-88. Mio zio, Renato Copparoni (fratello di mia madre), ex portiere del
Cagliari e del Torino, quell'anno venne ingaggiato dal Verona. A tutt'oggi, quello resta ancora l'ultimo grande Hellas. Quello dell'ultima
partecipazione in Coppa UEFA. Ero contento. Zio Renato, dopo Torino, avrebbe continuato a giocare sempre in una grande squadra.
Perchè quando si è piccoli e ci si affaccia al mondo del calcio non puoi praticarlo e basta. DEVI essere tifoso. E devi esserlo per una
squadra forte. Altrimenti sai le prese in giro degli amici? Per cui o scegli la squadra della tua città (scarsa o forte che sia), o tifi per
una delle squadre solitamente più blasonate. Fra tutti i miei compagni di scuola però, io avevo un motivo diverso: tifavo per la squadra di
mio zio! A pensarci bene però, fino ai 9 anni per me la parola tifo era ancora troppo grossa. Direi inimmaginabile visto il livello di amore
e di passione infinita che ho raggiunto oggi col passare degli anni per l’Hellas. Il mio transito dal Torino al Verona non è stato traumatico
perché fino a quell’età, seguivo (e non tifavo) i granata solo per l'affetto verso mio zio-giocatore. Dico questo perchè se sapevo che al
posto di Copparoni in campo c’erano i vari Terraneo, Martina e Lorieri… il mio interesse verso il Toro scendeva a zero. Anzi, dirò di più,
la mia speranza era che gli altri portieri giocassero male e che prendessero molte reti, per far sì che l’allenatore Radice si decidesse a
fare la sostituzione che desideravo! Una volta al Verona però le cose sono cambiate e se provo a spiegare il perchè rimasi stregato,
affascinato, ammaliato dai colori gialloblù sinceramente non so rispondere. Forse presi coscienza dell’appartenenza a qualcosa che prima
ignoravo, acquisii una consapevolezza prima sconosciuta e sicuramente maturai quel tanto che bastava per raggiungere un livello di tifo con
cognizione di causa, verso un vero e proprio collettivo. Arrivai a capire che una squadra si tifa e basta indipendentemente dal fatto se a
giocarci c’è un proprio parente o meno. E se la domenica a difendere la porta scaligera c’era Giuliani o Copparoni questo ormai era
diventato un dettaglio. La mia attenzione per i colori gialloblù era uguale sia in un verso che nell’altro. Per la cronaca poi, se andiamo
addirittura a vedere le presenze in campionato di zio col Verona in quell'annata, il risultato è… una! Esattamente a Genova contro la Samp
alla 3^ giornata; partita persa per 3-1… ma… con rigore parato a Vialli!!!

-Qual' è la prima partita che hai visto in assoluto e quella che hai visto dal vivo?

La prima partita che ho visto fu in TV: 16 settembre 1987: Pogon Stettino-H.Verona 1-1 (8° Elkjaer, 58° Lesniak) 32esimi di finale di
Coppa UEFA, partita d'andata.
La prima partita che ho visto dal vivo invece è stata H.Verona-Udinese 2-0 (15° Davide Pellegrini e 94° Lunini), 26 maggio 1991,
Campionato di Serie B. Regalo promozione dei miei genitori. Quella partita determinò il ritorno dell'Hellas in Serie A però ricordo anche
che non si festeggiò perchè purtroppo a tutti sfuggì un particolare importantissimo: il vantaggio che premiava il Verona nella classifica avulsa su tutte le altre concorrenti.

-Cosa vuol dire per un cagliaritano, tifare Verona?

Divido la risposta in due parti:
1) Tifare e seguire il Verona da Cagliari non è mai stato un problema. Mi son sempre informato (sia in A che in B) attraverso i media
nazionali e son sempre riuscito ad avere le informazioni che volevo. I miei capisaldi son sempre stati principalmente: Gazzetta e Corriere
dello sport, Tuttosport, Tutto il calcio minuto per minuto, 90° minuto, La Domenica Sportiva, SKY e televideo. Con la discesa in C,
l'unico modo è stato internet. La cosa farà ridere ma ho installato l'impianto flat apposta per seguire il Verona. Ho potuto così
conoscere quotidianamente qualsiasi vicenda grazie non solo al sito della società e all'ARENA ON LINE, ma soprattutto, per la diretta
delle partite sono stati indispensabili: RADIO VERONA, TGGIALLOBLU' e HELLAS1903.IT. Attualmente esse rimangono le mie fonti nr. 1!!!

2) A Cagliari, di fronte all'argomento CALCIO, vuol dire far suscitare ai propri interlocutori 3 stati d'animo: SORPRESA, SIMPATIA E
RISPETTO. Certo, a volte soprattutto se ti rapporti con persone appena conosciute, c'è sempre qualcuno che non sopporta il fatto che un
sardo non tifi per la squadra di casa. Io spiego le mie ragioni, poi... se la gente mi capisce bene... altrimenti me ne infischio. In me ci
sarà sempre un grande affetto verso chi mi ha dato i natali, ma calcisticamente il mio cuore sarà eternamente gialloblù. Di questo resto fiero ed orgoglioso ed i miei amici lo sanno e mi stimano.

-Qual' è stata la tua ultima partita vista al Bentegodi?

6 gennaio 2012: H.Verona-Modena 2-1 (35° Greco su rigore, 86° Lepiller, 89° Gomez).

-Che cos'è quindi per te l'Hellas?

In una frase una ragione di vita. Chi mi conosce mi dà del pazzo, del fanatico, dell'invasato. A tutti rispondo IL VERONA O SI TIFA
COSI' O NIENTE. IO NON CONOSCO ALTRO MODO. Mattina o sera, ho sempre l'Hellas in mente. Come la propria ragazza o la propria
moglie. Dal 1987-88, grazie ai ritagli di giornale, catalogo anno per anno in raccoglitori abbastanza voluminosi ogni articolo che ci
riguarda. Poi visto che lo spazio in camera diminuiva...ho imparato ad archiviare tutto in DVD.

-Il giocatore e l'allenatore che per te è l'emblema dell'Hellas e perchè?

Come giocatore sarebbe scontato dire RENATO COPPARONI. In realtà fare un nome mi vien difficile. Son legato a parecchi giocatori per
ciò che mi hann fatto vivere e provare. Dico Elkjaer perchè è stato leggendario. Ma ho un occhio di riguardo anche per Stojkovic. Un
campione che faceva sognare ma che non si è espresso come poteva per via dei continui infortuni.

L'allenatore? Beh...qua una classifica la posso fare.
1° Bagnoli: perchè non solo è stato un grande tecnico, ma anche un grande uomo;
2° Fascetti: Per la simpatia e la risolutezza. Dopo che conobbi l'amarezza della (per me) prima retrocessione in B (89-90), riportò subito
l'Hellas in A nonostante il fallimento della società;
3° Prandelli e Mandorlini: perchè sono... due di noi.

-Vuoi aggiungere qualcosa?

Sì. Vi potrà stupire, ma qui in Sardegna non ci sono solo io a tifare l'Hellas. Ho potuto conoscere altri ragazzi innamorati dei colori
gialloblù. Ognuno chiaramente potrebbe raccontare la propria storia. Uno di questi è diventato un mio grandissimo amico: Simone
Angiargiu di Furtei (CA). Il suo motivo? Elkjaer...

-Mi sembra di ricordare che hai scritto anche un libro di poesie giusto?

Si ho scritto un libro, s'intitola "IN DISPARTE DALLA BOLGIA" e al suo interno vi sono 2 poesie:
una proprio per l'Hellas intitolata "POMERIGGIO DI MAGGIO", l'altra invece è anche per la città, intitolata "LASCIARE VERONA".

POMERIGGIO DI MAGGIO

Non ti è mai capitato di vivere
attimi già visti, episodi già ripetuti?
Prova a pensarci …
Un ballo, una festa, una gita,
un viaggio, un lavoro, una partita …
Potrà anche essere
ma mai come quella volta:
che sorpresa!
Quel pomeriggio di maggio
nessuno lo potè fermare,
nemmeno il sopraggiungere
inevitabile della sera.
Per non parlare della notte
che diventava giorno,
illuminata dal blu del cielo
e dal giallo del Sole
ed allora amico,
raccontami di quelle persone!
Racconta la loro gioia,
l’allegria di quella pioggia,
di lacrime e spumante,
di quelle emozioni che sappiamo sono tante!
Racconta …
tu che puoi ricordarlo
meglio di chiunque altro.
Dopo l’incontenibile esultanza
pensavi che la vita poteva esser finita.
Ma essa è più lunga di un pomeriggio
perchè tu da me come nessun altro
saresti chiamato a testimoniarlo.
Quel pomeriggio di maggio
nessuno lo potè fermare,
scagliato come un lampo
dal biondo dio vichingo.
Può darsi a te sia stato davvero regalato
da quell’affetto venutoti a mancare
ma che da Lassù ti voleva accontentare.
Ed allora amico mio,
raccontami di quei drappi!
Racconta il loro sventolio al vento
e di quanto questo fosse stupendo.
Troneggiava il blu del cielo ed il giallo del Sole,
innalzati dalle braccia con un fascio tricolore.
Racconta …
tu che puoi ricordarlo
e di certo testimoniarlo:
quant’era bello quel pomeriggio
vissuto così in risalto
e quanto sarebbe bello se un giorno insieme
potessimo viverne ancora un altro.



LASCIARE VERONA

E’ tardi ormai …
l’aereo aspetta …
e il tempo mi è nemico.
Ma tornerò presto,
per viverti sempre un po’ di più.
E lo stadio si svuota …
la partita è finita …
non importa il risultato,
perchè è amore incondizionato.
Parto …
ma quell’ultimo coro gialloblù …
sembrava rivolto a me.
Lo sento ancora e di continuo mi chiama
… lo porterò ovunque io vada.
Un pezzo del mio cuore in Curva Sud rimarrà
come a fianco dell’Arena nella bella Piazza Brà.
Ma pure dentro al Castel Vecchio e sul gran Ponte Scaligero
dove puoi ascoltar tranquillo il mormorìo dell’Adige.
Lasciare Verona non è mai facile per me
ma la mia partenza è solo un arrivederci.
Un tappeto rosso per me han le sue vie
e mentre che passeggio,
mi sento come a casa.
Respiro un’aria dolce e frizzante …
non mi sembra vero essere qui!
Sì, non è un sogno
e se lo fosse non svegliatemi.
Dimentico il passato, me ne frego del futuro,
perché vivo un presente stupendo!
Un pezzo del mio cuore in Curva Sud rimarrà
ad incitare l’Hellas per sempre lui sarà.
Ma pure a casa di Giulietta, sopra il suo balcone,
come in Piazza delle Erbe e sulla Torre dei Lamberti.
Lasciarti Verona non è mai facile per me
ma il mio saluto è sempre un arrivederci.
Aspettami dunque …
e di farlo non smettere mai!



La copertina del libro di Andrea Faedda.


Admin,
Hellas Verona Style







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